L’aumento delle aliquote Iva è uno sconvolgimento che spesso mette in confusione sia il consumatore che il negoziante, per fortuna non è una cosa che capita spesso.
Queste manovre normalmente portano nelle casse dello stato miliardi di Euro che, come al solito, vengono prelevati dall’ultimo anello della catena ovvero il consumatore e nella maggior parte dei casi mette in difficoltà i negozianti, i grossisti e tutta la filiera distributiva che sta al di sopra.
Vediamo nel dettaglio che cosa succede in tutti i livelli della filiera:
IVA VENDITE – IVA ACQUISTI = IVA DA VERSARE ALL’ERARIO
IVA VENDITE – IVA ACQUISTI = IVA DA VERSARE ALL’ERARIO
Prezzo di vendita / (1 + Aliquota Iva / 100) * (Aliquota Iva / 100)
Applicando questa formula al nostro esempio si ottiene:
10 / (1 + 22 / 100) * (22 / 100) = 1.80 Euro
Questa è l’imposta che il negoziante incassa dall’utente finale, ne consegue che il ricavato della vendita del nostro prodotto al netto della Imposta è di 10.00 – 1.80 = 8.20 Euro. A questo punto se applichiamo la formula aumentando l’aliquota al 25% otteniamo quanto segue:
10 / (1 + 25 / 100) * (25 / 100) = 2.00 Euro
In questo caso il ricavato della vendita al netto dell’imposta diminuisce di 20 centesimi poiché 10.00 – 2.00 = 8.00 Euro, ne consegue che il negoziante riduce il suo margine di 20 centesimi se non applica modifiche al prezzo di vendita.
Se il negoziante ha della merce in magazzino acquistata in precedenza con la vecchia aliquota iva, deve adeguare il prezzo di vendita considerando nel prezzo di vendita la nuova aliquota altrimenti riduce il suo guadagno.
Il procedimento è molto semplice, basta applicare una semplice formula per ricalcolare il nuovo prezzo di vendita con la nuova aliquota, ve la riporto di seguito:
Prezzo di vendita / (1 + Vecchia Aliquota / 100) * (1 + Nuova Aliquota / 100)
Riferendosi al nostro esempio sopra il risultato sarà
10 / (1 + 22 / 100) * (1 + 25 / 100) = 10,25 Euro
Il nuovo prezzo di vendita infatti sarà, arrotondando a due decimali, di 10,25 Euro ovvero 25 centesimi in più rispetto a prima. Facendo così il negoziante mantiene il suo margine uguale a prima, facendo ricadere l’aumento dovuto alla nuova aliquota iva sul cliente finale.
Il negoziante verserà nelle casse dell’erario la differenza tra l’imposta ricavata dalle vendita e quella pagata negli acquisti mantenendo però in questo modo inalterato il suo guadagno.
In conclusione, analizzando tutti i passaggi della filiera distributiva, ogni anello della catena riesce a mantenere il suo margine operativo.
Questo significa che qualsiasi sia la variazione della Imposta sul Valore Aggiunto non intacca la filiera distributiva ma ricade al 100% sul consumatore finale che paga completamente l’imposta direttamente nel prezzo di acquisto del prodotto.
Rimane a carico degli anelli della filiera solamente l’incombenza di organizzare, dal punto di vista informatico e amministrativo, questa variazione.